Filosofo e teologo
tedesco. Cresciuto in ambiente pietista, attraversò una fase illuminista
che lo spinse nel 1787 a iscriversi all'università di Halle per studiarvi
Filosofia e Teologia. Precettore del figlio del conte von Dohna in Prussia
orientale dal 1790 al 1793, dal 1796 fu a Berlino come predicatore alla
Charité; lì entrò in contatto con F. Schlegel, aderendo al
movimento romantico e iniziando a collaborare alla rivista
“Athenaeum”. Divenuto sospetto alle autorità ecclesiastiche
per la professione di idee panteistiche, nel 1802 dovette lasciare Berlino,
accettando un posto da predicatore a Stolpe; lì rimase fino al 1804,
quando fu chiamato dall'università di Halle a tenere corsi di Etica.
Tornato a Berlino nel 1807 a seguito dell'invasione napoleonica,
partecipò alla fondazione della nuova università (avvenuta nel
1810), assumendo la direzione della facoltà di Teologia, incarico che
tenne fino alla morte. Tra le sue opere si ricordano:
L'amore
romantico:
lettere intime sulla “Lucinde” di F. Schlegel
(1799);
Discorsi sulla religione (1799);
Monologhi (1800);
Fondamenti di una critica della dottrina morale fino ai nostri giorni
(1803);
Riflessioni occasionali sulle università secondo lo spirito
tedesco (1808);
La dottrina della fede cristiana esposta sistematicamente
secondo i principi della Chiesa evangelica (1821-22). Postume furono
pubblicate le sue lezioni all'università di Halle. La riflessione
filosofica di
S. prende avvio dal tentativo di portare a conciliazione
finito e infinito. Luogo per tale conciliazione, secondo
S., è la
religione, ove l'uomo giunge tramite la fantasia a intuire, in singoli atti
individuali e irripetibili, l'infinito. In questo modo, la religione non si
può identificare con nessuna delle religioni positive, essendo essa,
piuttosto, un sentimento dell'unità dell'Io con il Tutto, che si rivela
all'uomo continuamente e in forme sempre diverse. Nonostante la filosofia della
religione di
S. abbia avuto particolare fortuna nel XIX sec., nella
storia della filosofia il suo contributo più evidente consiste, tuttavia,
nell'aver enunciato il cosiddetto
circolo ermeneutico (V. ERMENEUTICA), in
base al quale, per comprendere un testo, occorre andare dal tutto alle parti e
viceversa, in una continua opera di ricostruzione di senso (Breslavia 1768 -
Berlino 1834).